Dedicato a tutte le Partigiane e Staffette
L’ANPI di Castel
Maggiore vuole accompagnarvi nelle vacanze, con un bella poesia della brava
Claudia Piccinno, dalla cui penna sono scaturite queste intense parole, dando un
forte messaggio a tutte le donne che lottano per mantenere e applicare i diritti
sanciti dalla Costituzione.
La Nerina
e le altre (introduzione dell'autrice):
Lo ammetto, prima di trasferirmi
in Emilia ad insegnare, avevo grosse lacune nella mia formazione storica
contemporanea, e soprattutto mi era sconosciuto il ruolo delle donne nella
Resistenza.
Negli ultimi anni alcuni incontri
casuali con anziani al centro sociale Sandro Pertini di Castel Maggiore, mi
hanno spinto ad approfondire e a documentarmi in merito alla storia locale.
Nerina è un nome di fantasia, ma
potrebbe anche essere stato un nome di battaglia, perché molte di loro furono coinvolte
anche militarmente nella Resistenza.
Ma il ruolo delle donne, specie
qui in Emilia, fu ben più importante. A loro si deve la ripresa della vita
sociale e civile, la loro comparsa sulla scena politica è un preludio alla
modernità verso cui si indirizza la società italiana del secondo dopoguerra. La
loro partecipazione come cittadine costituì il trait d’union tra emancipazione
e lotta politica di massa.
Prova ne sono le loro biografie,
l’antifascismo maturato in seno alle famiglie, le loro manifestazioni nelle piazze contro la fame, il freddo e il
terrore, il loro spirito di aggregazione nelle fabbriche, nelle cooperative e
nei sindacati.
Le giovani donne della Resistenza
si allontano dagli stereotipi della società patriarcale e agreste, si istruiscono
e formano comitati pro-voto.
A Bologna le donne votano per la
prima volta in occasione delle elezioni amministrative di domenica 24 marzo
1946 e sono 101.870 le protagoniste di questa nuova conquista democratica.
La mia poesia che qui vi
propongo, e che sarà insignita di un primo premio il 5 luglio nella sezione
tematica del concorso letterario “Cardinal Branda Castiglioni” a Castiglione
Olona in provincia di Varese, è dedicata però a tutte le donne della
Resistenza, a coloro che invertivano i segnali stradali per confondere i
tedeschi, alle donne che portavano avanti il lavoro nei campi ed erano rimaste
sole e soprattutto alle staffette che macinavano
chilometri in bicicletta su sentieri spesso sterrati e impraticabili per
consegnare cibo, abiti e messaggi alle brigate partigiane nascoste
sull’Appennino. Il meccanismo della rete clandestina e solidale non necessitava
infatti di lauree o diplomi, ma di coraggio e convinzione che la scelta
intrapresa fosse quella giusta, l’unica alternativa possibile per garantire la
libertà alle generazioni a venire.
Alle “Nerine” che ho conosciuto
al centro anziani e ai loro racconti di come si contrapposero ai padri, ai
fratelli e a volte ai mariti, va dunque tutta la mia riconoscenza per le
opportunità e i diritti di cui oggi beneficiamo grazie a loro.
La Nerina
Pedalava la Nerina
in bicicletta,
simulava la Nerina
poca fretta.
Gli spari le
sfioravano il sellino,
il cuore
cigolava nel cestino.
Ingoiò messaggi
e inchiostro molte volte
perché le parole
non le fossero estorte.
Non amava
ricordare la Nerina
la paura della
corsa nel fienile;
riluceva nel suo
sguardo
l’adrenalina del
dissenso
e ancheggiava
l’euforia
della
rivoluzione.
Quest’epitaffio
volle la Nerina
-Non feci nulla di speciale
la forza dell’emancipazione
dev’essere coraggio abituale!